Come vincere un award in un contest di fotografia di matrimonio - Parte 2
(...prosegue da Parte 1)
Gli errori da non commettere, le ambizioni da perseguire.
COMPOSIZIONE, ESTETICA E MINIMALISMO:
LA FOTOGRAFIA FINE-ART
Nello scattare il minimalismo, così come anche ciò che inneggia al pittorialismo, è fondamentale la ricerca della perfezione.
Dettagli come linee cadenti storte, inquadrature imperfette, aloni, spennellature, cromie sbagliate e in generale una post-produzione non adeguata, inesorabilmente pregiudicano le possibilità di essere premiati.
Si può cercare una foto minimalista e uscirne con l’orizzonte storto?
Oppure tagliare elementi chiave della composizione?
E se si cerca una simmetria, non deve forse essere perfetta?
State cercando uno scatto fine-art... come potete tagliare qualche centimetro del vestito della sposa, o un orecchio, o una mano?
Si può tagliare un piede durante un posato su cui si ha il massimo controllo della situazione e della posa?
Si possono commettere errori grossolani nello scattare qualcosa che si può ripetere tutte le volte che vogliamo?
No, non è da maestri e tradisce un'approssimazione incompatibile con un premio.
Nel minimalismo si usa molto lo spazio negativo.
Trovarlo in scatti che non ambiscono al minimalismo tradisce un errore di composizione: lasciare un vuoto ingiustificato nel fotogramma. Spesso invece, soprattutto in presenza di più soggetti, distribuire gli elementi in modo da riempire il fotogramma è una condizione per la vittoria.
BANALITA’
Oggi assistiamo continuamente a copie delle copie.
Non otterrete mai il mio voto per aver messo gli sposi tra le nuvole usando uno specchio, o per averli fotografati insieme agli animali da fattoria, a meno che la posa non sia totalmente nuova e geniale, o la composizione ricca di un elemento imprevedibile e unico.
E dov'è la ricerca fotografica nello scattare un soggetto singolo, intento a fare qualcosa di normalissimo, se lo scatto non è accompagnato da luce, geometrie e mimica di prim’ordine? Qual è l’abilità superiore del fotografo che si dovrebbe premiare in quello scatto?
Cercare un award è cercare qualcosa che non esiste ancora.
POST-PRODUZIONE
L’estetica di una foto non è soltanto composizione, luce e contenuto, ma anche sviluppo.
La post-produzione, il color grading, influisce sull’impatto visivo ed è responsabile dei colori e dei contrasti che avrà la fotografia.
In pellicola, scattare con Velvia, Portra o Neopan porta a risultati totalmente differenti tra loro e con un impatto estetico in grado di suscitare emozioni differenti nell’osservatore. In ambito digitale, aspettarsi di meno è da sciocchi.
Non curare il risultato emotivo che la post-produzione susciterà nell'osservatore è da ingenui e superficiali amatori.
Non ho pietà per la post-produzione fatta male, per gli aloni, per i segni di schiariture e bruciature marcati, per una scelta stonata delle cromie. Gli spennellamenti eccessivi sono di cattivo gusto. Rendono la foto innaturale, rompono l'illusione dello spettatore. Tradiscono il patto narrativo.
Ho trovato scatti rovinati dalla post-produzione. Cose che davvero fanno rimpiangere la pellicola, con la sua estetica perfetta e gratuita.
Se non siete stati premiati, provate a cambiare la post di quelle stesse foto. Il problema potrebbe essere lì. Ho esaminato foto molto molto buone, ma fortemente penalizzate dalla post-produzione. Migliorate la post e re-iscrivetele al prossimo concorso!
COLORI O BIANCO E NERO?
Perché si sceglie di sviluppare una foto digitale in bianco e nero piuttosto che a colori?
Il colore ha il potere di valorizzare o penalizzare la leggibilità di una fotografia. A volte ne sposta l’attenzione dal contenuto all’estetica.
La scelta non è assolutamente da sottovalutare né da compiere a cuor leggero. Dovete essere convinti della vostra scelta e saperla giustificare.
Ho trovato post-produzioni che non valorizzavano assolutamente il contenuto della foto. Anzi, lo nascondevano, lo confondevano, lo camuffavano.
Non premio un fotografo che fa una cattiva post-produzione, che non ha idea di come replicare il buon bianco e nero di una pellicola, o che predilige l’uso del bianco e nero a prescindere, anche quando questo tipo di sviluppo peggiora la leggibilità di una foto.
Ho trovato scatti volutamente (e immotivatamente) sottoesposti di quasi 2 stop, in piena luce. Probabilmente sottoesposti in camera chiara, davanti al computer. Foto che con la giusta post-produzione, quella adeguata all'energia del contenuto, sarebbero state fantastiche.
Volete distinguervi? Dimenticate la moda del momento.
La moda del momento è sottoesporre? E’ applicare una post-produzione molto scura? E' clippare i bianchi o clippare i neri? E' applicare un grading orange & teal o pesca & vaniglia?
Seguite pure la moda e cercate un award nel calderone dell’omologazione. Qui non lo troverete.
FOTO IN POSA
Nel caso di un ritratto di coppia geometrie, composizione, originalità, luce e - cosa più importante - la posa stessa dei soggetti devono essere impeccabili.
In un posato la forma della posa contribuisce a più del 90% del risultato.
Se vi trovate a scattare in un luogo da sogno e avete una composizione eccelsa o una luce incredibile, ma la posa non convince, scordatevi di essere premiati, almeno da me. Dimostrerete solo di non saper sfruttare l’occasione che vi si presenta davanti.
Quelle pose in cui gli sposi, uno o entrambi, appaiono innaturali, goffi, impacciati, sotto sforzo… sono assolutamente da bocciare. Non dovreste neppure scattarle, certe foto. Piuttosto, migliorate le vostre skill di comunicatori. Imparate a parlare ai soggetti.
Molte coppie in posa sembrano GRIDARE il disagio di essere dirette dal fotografo, quando invece dovrebbero risultare naturali e spontanee nei loro atteggiamenti di intima e reciproca dolcezza.
Nell’ultimo concorso ho visto diversi posati con delle potenzialità, ma o era sbagliata la post-produzione, o era totalmente goffa la posa. Le due cose insieme, ben fatte, sembrano piuttosto rare da trovare.
REPORTAGE E STILE DOCUMENTARISTICO
Amo premiare la fotografia del vero: quella fotografia che racconta una storia. Lo fa utilizzando una grammatica pulita, di chiara lettura anche nella sua complessità. E’ una fotografia in cui la luce e il colore hanno un loro posto e un loro compito narrativo.
Non sottovalutate il "cogliere l'attimo". Ho trovato molte foto con delle potenzialità, che sarebbero potute essere incredibilmente migliori se si fosse scelto un momento leggermente differente, un’espressione migliore, un gesto più armonioso. Il reportage si basa sul catturare l’attimo, sulla "fotografia rubata": siete sicuri che non c’era uno scatto migliore nella sequenza di gesti che avevate davanti? Se una foto spontanea non coglie l’apice dell’azione, è uno scatto mancato. Io non lo pubblicherei nemmeno.
Nella fotografia documentaristica, quasi sempre il contenuto è Re ("content is King" diceva un tizio nel '96). Un momento di forte intensità può prevalere sulla ricerca fotografica. L’emozione trasmessa all’osservatore, la forza della storia raccontata, le condizioni in cui la fotografia è stata scattata sono elementi che possono e anzi devono prevalere sulle sbavature tecniche.
Nella fotografia documentaristica è importante considerare come la perfezione non sia requisito necessario per la bellezza. In tutto quello che è spontaneo e naturale, vale piuttosto l’equivalenza (storica) “verità è bellezza”.
Nello scattare il minimalismo, così come il pittorialismo, è richiesta la ricerca della perfezione.
Il colore ha il potere di valorizzare o penalizzare la leggibilità di una fotografia. A volte ne sposta l’attenzione dal contenuto all’estetica.
La scelta non è assolutamente da sottovalutare né da compiere a cuor leggero. Dovete essere convinti della vostra scelta e saperla giustificare.
Amo premiare la fotografia del vero: quella fotografia che racconta una storia. E’ una fotografia in cui la luce e il colore hanno un loro posto e un loro compito narrativo.